E ri-siamo in campagna elettorale, quel periodo dell’anno (quasi ogni anno ce n’è una ormai… ma anche due a volte), in cui le strade si riempiono di manifesti con questi bei faccioni sorridenti che ti spiegano in una battuta come cambierà il mondo se li voterai. Sin dai tempi dell’antica Roma c’era la propaganda elettorale, infatti, le modalità di candidatura politica non sono molto cambiate negli ultimi duemila anni. All’epoca, il nome del competitore veniva riportato sulle tabulae dealbatae, specie di lavagne bianche che erano esposte al “populus” nel Foro. Il competitore organizzava dei comizi nelle saepta capaci di contenere fino a 70.000 persone, comizi dove elencava le proprie virtù e capacità e faceva le ultime esortazioni e promesse, (un po’ come avviene oggi quando sentiamo gli spot per radio, mentre guidiamo in mezzo al traffico e altre 70.000 persone hanno deciso di percorrere la stessa strada). Per mantenere un parallelismo con i fatti di oggi, si potrebbe addirittura dire che anche nell’Antica Roma chi aspirava a cariche pubbliche barava e imbrogliava, inoltre esisteva la corruzione, la compravendita dei voti mediante banchetti sontuosi, regali, posti a teatro, giochi gladiatori allestiti per l’occasione. E proprio come oggi, per arginare tutto questo, furono promulgate leggi ad hoc in occasione delle elezioni che regolamentassero le modalità di svolgimento delle elezioni stesse. La lex Petelia de ambitu ad es. con la quale si limitava l’ambitio, cioè l’eccessivo darsi da fare dei competitori…
Si pensi poi che la parola “Candidato” deriva da candidatus, vale a dire colui che indossa una “toga candida”. Ai tempi della Roma Antica, infatti, coloro che si presentavano alle elezioni, i competitori, dovevano indossare una toga bianca che era un modo per distinguersi, per farsi notare. Il bianco era segno di purezza, di candore. Sicuramente la definizione di cui sopra si riferiva a candidati d’origine controllata, non certo quelli dei giorni nostri, che sono per lo più di origine protetta.
In effetti alcuni “candidati” alle elezioni Regionali dei nostri tempi usano modalità un po’ “eccessive” e sembra che abbiano condiviso solo una parte di questa definizione, quella riferita al “distinguersi, farsi notare”. Per quanto riguarda la “purezza” si potrebbe discutere a lungo, visto che ultimamente ci sono pervenute molte segnalazioni da parte di elettori che hanno ricevuto degli sms e delle telefonate sul proprio cellulare da alcuni di loro, appunto. Questa modalità di farsi propaganda elettorale non è infatti tra le più “pure”, dal momento che il provvedimento generale del 2005 del Garante della Privacy, dice chiaramente che per telefonare o mandare sms sui cellulari privati bisogna avere prima ottenuto il consenso dall’interessato. Invitiamo pertanto tutti gli elettori che si sentano importunati da questa modalità di approccio del “candidato”, a rivolgersi al garante della privacy elettorale sul sito apposito. http://www.garanteprivacy.it/garante/doc.jsp?ID=1086982
Dobbiamo pur tutelarci dagli “incandidi”.
giusto per fare un nome di persone che usano questi metodi…: Mirco Carloni
ecco, vi racconto subito una cosa.
Quando si fa una volta all’anno la cena dei cento giorni, ossia una festa per i maturandi 100 giorni prima circa dell’esame di maturità, vengono raccolte dagli organizzatori senza che sia necessario il numero di cellulare e la mail di tutti i ragazzi partecipanti. Non sto dicendo che questo sia illegale (ci sono 2 righe in fondo che scrivono che possono essere utilizzate a fini commerciali) ma sicuramente viscido e scorretto.
Così di tanto in tanto arrivano ai neo maggiorenni delle pubblicità elettorali o degli sms di gente sconosciuta a fini promozionali.
Non è il mio caso, io invece sono stato chiamato di domenica mattina alle ore 9 dopo essere andato a dormire alle ore 5, mi chiedevano se desiderassi materiale informativo su M Carloni. Io non voglio materiale informativo su nessuno e Mirco Carloni ha perso così ogni chance svegliandomi di mattina presto.
ma va?!? Non ci avrei mai creso!?!?!?!?!?!?